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La Perla alla fine del mondo
FAQ
tutto quello che avreste voluto sapere sul romanzo 
e avete osato chiedere

I Signori dell'Anello- Campini a spasso (nel tempo)  
Nomen Omen - Una pistola per Matteo 
A quando il prossimo Campini? -
Elettrochock 
Il Francese della Valide
- Affinità Elettive  
La fine dell'Occidente - Perché Campini è così tonto?  

Hai una curiosità 
non soddisfatta? Scrivimi!


Perché Taqiyya vende l'anello a Dubreuil? L'anello doveva finire in mano al legionario (come poi succederà), e Taqiyya poteva darglielo direttamente. 
(Nino Dal Borgo)
  Taquiyya, il Dodicesimo Imam, da l'anello a Dubreuil per inviare un chiaro segno al legionario: è come se gli dicesse "Aiuta questi poveri stronzi senza cervello, ho bisogno di te e di loro". Perché l'anello non doveva finire per sempre al legionario, ma attraverso di lui giungere a Manat, appena la ragazzina avesse avuto il tempo di maturare un po'. E i tempi con lei, affinché l'Islam potesse essere pronto ad accogliere un Dodicesimo Imam al femminile. Manat era l'erede designata, il nuovo Imam nascosto.
Il legionario era solo il custode pro-tempore.
Per svolgere questa missione, il legionario doveva farsi carico di Dubreuil e compagni, proteggendoli in modo che il destino di tutti potesse compiersi (torna su)

 

Nei Biplani  Campini è stato trasportato nel futuro e ne ha conosciuto la tecnologia e gli sviluppi storici.
Come mai di questo non c'e' traccia nella Perla?
(Newsgroup it.cultura.fantascienza)
  da I Biplani di d'Annunzio, Mondadori Urania:
-Hai capito adesso, amore? Se avremo successo, e impediremo alla Belle Epoque di mappare la cronolinea, la derivata sarà annullata e tu non mi avrai mai conosciuta. Non avrai nessun ricordo di me, di Augusto, del mio tempo e nemmeno di Göring e della guerra. A te sarà concesso di dimenticare, ma a me no. Il tempo è un fiume, risalirlo o discenderlo non è la stessa cosa. Io, Augusto, Warburton e gli altri ricorderemo questa avventura, ma per te non sarà successo nulla. Anche D’Annunzio non sarà caduto a Vienna, ma si ritirerà per gli ultimi anni della sua vita al Vittoriale, come avrebbe dovuto essere.
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Perché Matteo si chiama Campini? Non è un nome triestino.
(Davide Vatta)
  E' un omaggio a un vecchio signore che ho incontrato per caso al manicomio di Trieste tanti anni fa. Un vecchietto arzillo, un sognatore che stava per ore a guardare il mare all'orizzonte. Ogni tanto il suo sguardo si perdeva oltre la sottile linea dove il mare incontra il cielo, e mi raccontava di una ragazza conosciuta tanti anni fa. -Lei mi voleva bene- diceva -non può avermi abbandonato qui, in questo passato pazzesco che non riesce a diventare presente. Verrà. E mi porterà a casa.- Mi parlava dei suoi occhi azzurri, sapientemente valorizzati da un trucco leggero. E delle le sue labbra. Grandi e sensuali, evidenziate da un rossetto lucido color corallo. Portava un lungo abito di seta nera, con una spilla d' oro sul seno sinistro. Una spilla con una clessidra su una ruota dentata.

E' stato lui a raccontarmi quella sconclusionata storia di aeroplani, di serbi, di viaggi nel tempo e di guerra infinita che è diventata "I Biplani di D'Annunzio". Non volle che rivelassi il suo nome, ma quell'amore perduto tra gli abissi del tempo mi ha ricordato un altro sogno. Non di sangue e carne, ma di alluminio. Il Campini-Caproni, il primo jet costruito in Italia. Un cuore grande con le gambe d'argilla. Non avevi i materiali per partorire un vero Jet, vero, ingegner Campini? E quindi in quell'uccello d'argento hai messo il motore di un'automobile, quella stupenda Isotta Fraschini che profumava d'antico in un design troppo moderno per quel 1940. Come potevi pensare che funzionasse? Ma chissà. Forse con quel povero jet volevi giocare la tua partita contro il tempo, correre in avanti, superare d'un balzo gli anni che ti separavano da lei. La velocità che sognavi e che non ti riuscì mai di raggiungere forse ti avrebbe portato da quella ragazza che tutti abbiamo nel cuore, come se la distanza tra il tuo tempo e il suo potessero annullarsi con quell'anacronismo patetico, quell'aereo che non poteva esistere. In fondo non importa se tu l'abbia persa nel fiume degli anni che devono ancora venire o, come tutti noi uomini veri, per come abbiamo usato gli anni che abbiamo vissuto. Tu potevi sognare di ritrovare il suo sorriso nel cherosene incandescente, e hai fatto volare il tuo aereo.

Il Campini-Caproni venne portato in volo a Taliedo il 27 agosto 1940 dall'asso Mario De Bernardi. Il prototipo volò per 10 minuti, alla velocità di 217.147 km/h, meno della metà di un qualsiasi caccia a elica della stessa epoca. Il postbruciatore, che avrebbe potuto regalare qualche chilometro all'ora in più di velocità non venne mai acceso.
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Ma Campini non aveva sabotato la pistola di Corinne?
(Vince Depiano)
 
Ci ha provato. Ma come l'ha aperta si è trovato davanti un casino elettronico (ricordi il mirino laser?) e non capendoci un accidente ha lasciato perdere:
"Le poche certezze che aveva si infransero di fronte all’incredibile cosa nascosta nella pistola. Rimise tutto a posto, cercando di cancellare ogni traccia della perquisizione".
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A quando la prossima avventura di Matteo Campini?
(vox populi)
 
Boh? Come molti sapranno, il capitano è morto nel 1928, durante la spedizione polare del dirigibile Italia (tutti i denti del mostro sono perfetti, antologia curata da Valerio Evangelisti, Urania, Oscar Mondadori e Payot & Rivages, Paris). Quindi francamente non so se nel frattempo ha trovato la maniera di cacciarsi in altri clamorosi guai.
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Come ha fatto Corinne a imparare il francese a livello di lingua madre in soli cinque anni (1919-1924)?  
(Luca Cheli)
  Porc... C'hai ragione. Tento una disperata difesa d'ufficio: Un po' perché La Valide è una ragazza intelligente, portata per le lingue.. Un po' grazie alla tecnologia del Secondo Sultanato, che dispone di notevoli supporti multimediali. Almeno, credo... Sennò, chissà? Magari si è fatta prestare il Pesce di Babele, visto che la nostra è un'attenta lettrice della Guida Galattica per Autostoppisti.
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Hey! L'elettrochock non esisteva ai tempi di Campini. 
(Vince Deplano)
 
Ma che stai a dire!? Se IO dico che ai tempi di Campini l'elettochock c'era, vuol dire che c'era! Altrimenti, Citroen come avrebbe fatto a dire:
"Che gli avete fatto, assassini? L'elettrochock, per caso?"
Sgrunt! IO non sbaglio mai! Se dico che c'era, vuol dire che c'era. Sgrunt.
(grazie, comunque... se faccio una seconda edizione, correggerò l'errore).
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Notavo, compilando la pagina dell'indice della narrativa pubblicata su Delos, che oltre allo stralcio da "La perla alla fine del mondo" abbiamo pubblicato, sul numero 36, "La perla nel cuore del mondo", un capitolo stralciato da "La fortezza della perla" di Michael Moorcock"
(Silvio Sosio)

Piuttosto, secondo me si nota un po' troppo la mano di Evangelisti,
Eymerich incombe
(Newsgroup it.cultura.fantascienza)

 
C'è stati chi ha detto che in letteratura non si scrive mai qualcosa di nuovo, che tutto quello che valeva la pena di scrivere è già stato scritto. 

Io personalmente non sono d'accordo: scrivere significa anche parlare del proprio tempo, che è sempre in evoluzione, l'oggi non sarà mai uguale a ieri. Ma scrivere significa anche metabolizzare le letture fatte, raccogliere spunti da organizzare in una nuova forma narrativa e letteraria. Ecco perché ci si può trovare echi della grandezza di Evangelisti, l'uomo che da solo ha reinventato la fantascienza italiana. Quanto a Moorcock, non conosco le sue opere, quindi i casi sono due: o è un caso, o abbiamo usato le stesse fonti d'ispirazione.

 

 

 

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Forse è esagerata la fine dell'occidente, sarebbe possibile, dal punto di vista scientifico, una fine così senza distruggere l'intero pianeta?
(Giorgio Massetta)
 
Quanto allo sprofondare dell'America/Amriki nel basalto in ebollizione... Boh? La terra è un pianeta piuttosto duro, probabilmente resisterebbe. Chi non credo che potrebbe resistere è la biosfera, e soprattutto l'umanità. Tra inverno radioattivo, fall-out, crollo delle economie, malattie, mutazioni e varie amenità non credo che il povero Maometto Settimo avrebbe molte possibilità di nuocere. Ma mi serviva un'immagine forte per togliere dal canovaccio narrativo la civiltà occidentale/kidetale, che avrebbe complicato troppo un romanzo già di per se complicatissimo
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Perché Campini nella Perla è così tonto?  Non è che gli hai fatto fare una bella figura. Menefreghista, piagnucoloso, non molto sveglio...
(Giorgio Massetta)
 
-Il Capitano è un pò in crisi. Non è più il giovanotto che era ai tempi dei Biplani... La guerra è finita, lui si è trovato senza soldi in un Europa in crisi economica e d'identità, e ne soffre. E' fuori dal suo tempo, fuori dalla sua professione, fuori di testa. HA cominciato a bere, ma non ha perso il vizietto di innamorarsi come un'adolescente di donne autorevoli, troppo superiori a lui. Sta forse cercando la madre, di cui non sappiamo nulla?
O semplicemente è un immaturo?

Campini è una persona come tante, anche se fa un lavoro affascinante. Non ha mica la vocazione dell'eroe, lui!

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